I liceali danno il cambio ai volontari più anziani
All’Emporio di Saronno il testimone della solidarietà è passato dalla vecchia alla nuova generazione. È successo senza strappi e un po’ per caso, durante la scorsa primavera, quando in piena pandemia le famiglie in difficoltà che si rivolgevano all’Emporio solidale tra Milano e Varese hanno iniziato ad aumentare e contemporaneamente molti dei volontari storici appartenenti a categorie a rischio erano costretti a stare a casa. Il confinamento dei volontari over 65 ha posto il problema di garantire la continuità del servizio in un momento in cui sempre più per- sone, provenienti da tutto il decanato, avevano bisogno.
A riempire questo vuoto ci hanno pensato sette giovani, universitari e liceali, che hanno deciso di mettersi a disposizione e che si sono aggiunti alla decina di giovani che già militava nella squadra di volontari dell’Emporio. «Grazie a loro – spiega Giovanni Caimi della Cooperativa Intrecci che del servizio è il responsabile – siamo persino riusciti ad aumentare di due mezze giornate l’apertura dell’Emporio, che oggi permette di fare la spesa a circa 90 famiglie contro le 50 che avevamo in carico prima della pandemia. La cosa più bella, però, è che adesso i ragazzi partecipano alle decisioni: non sono solo braccia, ma nuove teste».
Per esempio, hanno deciso di aprire una pagina Instagram dell’Emporio. «L’idea – spiega Martina Ferré, 23 anni – è informare le famiglie che vengono a fare la spesa sui nuovi prodotti che abbiamo sugli scaffali, ma anche dar loro suggerimenti su come usare al meglio ogni alimento. Instagram è anche un modo per mostrare il lavoro del volontario, farci conoscere sul territorio e coinvolgere altri giovani».
Uno dei nuovi ragazzi è Francesco Sambrotta. «La proposta – racconta il diciannovenne – mi è arrivata tramite la parrocchia, mentre preparavo la maturità, pensavo fosse una cosa provvisoria, di un paio di settimane al massimo. Così l’ho detto a quattro amici della mia stessa età e abbiamo iniziato. Era un periodo duro: mi ricordo che in tre ore arrivavano tranquillamente 18 famiglie a fare la spesa… Ciononostante non è mai mancato il clima di ascolto nei confronti delle persone: questo approccio ci ha colpito molto e così oggi siamo volontari a tempo pieno». «Mi piace che i ragazzi – conclude Caimi – non pensino tanto alla gestione logistica dell’emporio (catalogare, scaffalare o tenere pulito), ma si focalizzino invece sull’accoglienza. Ritengono sia importante conoscere le persone per riuscire ad aiutarle veramente e chiedono di avere sempre uno stile di accoglienza basato non sul controllo, ma sul confronto umano».
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